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Come eliminare le microplastiche

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Data di pubblicazione: 16-06-2025 |

Tempo di lettura: 2 min

Come eliminare le microplastiche

Sembra plastica ma non è. 
L'azienda bolognese bio-on  ha brevettato questa nuova plastica che si scioglie in acqua in pochi minuti lasciando l' acqua ad un livello di purezza tale da poter essere addirittura bevuta.


Con quale tecnica si produce?
Si parte dalla buccia delle patate e dalla loro polpa marcia oppure si utilizzano melassi e sughi di lavorazione che risultano dalla produzione dello zucchero di barbabietola o di canna.
Tali scarti sono una fonte di carbonio di cui si cibano colonie batteriche. Dopo un periodo che va dalle 30 alle 40 ore i batteri  si sono nutriti producendo al loro interno una sostanza plastica che a loro serve come energia, un po' come il grasso per gli uomini: il PHAs.
Questa sostanza viene estratta dalla membrana cellulare del batterio per poi essere seccata, lavata e ridotta in polvere, pronta ad essere usata per costruire qualunque oggetto, come ad esempio, bottiglie, sacchetti, blister per medicinali e componenti elettroniche.
Anche il centro di ricerca giapponese Riken si candida a sostituire le plastiche e risolvere il problema dell'inquinamento delle microplastica negli oceani.
Questa nuova sostanza supramolecolare degradabile è composta da monomeri ionici tenuti assieme da interazioni reversibili. Nel dettaglio è stata realizzata combinando un comune additivo alimentare (l' esametafosfato di sodio) e un composto a base di ioni guanidinio garantendo la piena biodegrabilità una volta che la plastica si è dissolta nei suoi componenti.
Grazie alle interazioni sopracitate i monomeri in questione posti in acqua formano tra loro ponti salini reticolati espellendo sale.
La plastica finale viene realizzata essiccando la catena di monomeri e ottenendo così un materiale resistente e vetroso rimodellabile termicamente come se fosse termoplastica. Ma, una volta tornata in contatto con l'acqua salata, la speciale plastica inverte il processo: il sale rompe i ponti e il polimero si destabilizza nel giro di poche ore.
 

I ricercatori hanno riconosciuto la sua riciclabilità.

Dopo aver sciolto la nuova plastica iniziale in acqua salata sono stati in grado di recuperare il 91% dell'esametafosfato e l'82% del guanidinio come polveri pronte per il nuovo riciclo.
Ricordiamo che ad oggi un sacchetto di plastica o le fibre sintetiche si biodegradano in 500 anni, una bottiglia di plastica in 100, un pannolino in 200 e le carte telefoniche in 1000.
Oltre alla sua biodegradabilità al 100%, questa nuova plastica non è tossica non è infiammabile e non produce emissioni di CO2 eliminando così uno dei principali problemi ambientali legati allo smaltimento della stessa.


Ma il dato più sorprendente riguarda la degradazione nel suolo:  il materiale in pochi giorni si dissolve completamente rilasciando fosforo e azoto, due elementi fondamentali come fertilizzanti per il terreno.
Se questa tecnologia verrà adottata su larga scala potremo finalmente ridurre l'accumulo di microplastiche nei mari e nei suoli ed inserirla tra le migliori scoperte ecosostenibili del momento.